sabato 15 ottobre 2011

La Madonna di San Luca a Bologna


Una recente manutenzione sulla venerata Icona della Madonna di San Luca che dal Monte della Guardia veglia sulla città di Bologna, ha permesso di osservare l’Icona anche per la sua bellezza. Il tema della “Madre di Dio” che indica il Cristo quale via da seguire appare inverato dalla matura espressività della Vergine che avvolge con la sua affettività il Signore dell’Universo che è contenuto entro l’umanissimo amore della Madre. Valori filosofici declamati da una pittura estremamente matura che pone anche il problema della datazione del dipinto, almeno nella redazione in cui possiamo esaminarlo. Sarà un tema che affronterò in altra occasione. Qui vorrei comunicare le sensazioni provate accanto a questa immagine finalmente libera dai suoi preziosi paludamenti che si offriva nella sua straordinaria umanità. Mi è sembrato di rivivere il mistero dell’Incarnazione e ho potuto vederlo da una particolare angolazione: attraverso gli occhi della Madre. Il Cristo solenne, adulto e dallo sguardo maturo e imperioso, guarda lontano, è soprattutto maestoso e regale. Con lo sguardo volto  verso l’infinito, governa attraverso la legge che regge saldamente nella mano sinistra. Benedice maestosamente, secondo giustizia (la legge). Tanta smisurata potenza, terribile nella sua grandezza, è circoscritta dall’amore della Madre che racchiude così grande vigore tra le sue braccia, avvolgendo colui che è più grande di Tutto, resosi per sua scelta, simile a noi. E lo sguardo è attratto verso colei che indica la via e la rende percorribile e familiare.  Quasi un trattato teologico colto attraverso il gesto delle mani e umanizzato e reso in lingua corrente – lingua corrente per tutti i secoli attraverso i quali ha reso noto il suo messaggio – dallo sguardo. I gesti sono quelli dell’Odigitria, lo sguardo è quello di una Madre che ha per figli ognuno di noi e con ognuno prova a ad essere mamma.
E così, dopo una intensa settimana, è stato con nostalgia che ho assistito all’arrivo delle persone preposte a riporre l’Icona nella sua custodia. Li ho sentiti arrivare prima di vederli. Annunciati dal risuonare dei passi nel lungo corridoio che immette nell’aula di Santa Clelia adibita a laboratorio di restauro. Il silenzio che aveva reso proficuo quest’ultimo incontro con l’Icona è interrotto da quanti con solerzia e rispettando i loro ruoli si accingono a rivestire dei suoi addobbi la sacra immagine. Osservo in disparte lo svolgimento di tutta la procedura canonica. L’icona viene riposta nella sua custodia. Attraverso le asole intagliate nella lamina si fa scorrere un nastro rosso.  Si scalda la ceralacca in un cucchiaio. Si versa sul nastro. Il cerimoniere imprime nella cera il sigillo del Cardinale. È fatta. Nostra Donna del Monte de la Guardia viene ristretta e s'appresta, un po' regina e un po' prigioniera, a ricomparire in Chiesa, sul suo preziosissimo trono … ma pur sempre angusto per cotanta smisurata e amabile onnipotenza.

domenica 24 luglio 2011

EX VOTO di Teresa Ricci




Un misterioso evento documentato da un nome e un'istantanea dipinta. La tavoletta è custodita, assieme ad altre 700, nel Santuario di Santa Maria del Monte a Cesena. Teresa è colpita da una scarica di pallettoni sull'uscio di casa. L'attentatore potrebbe essere un vicino, magari emerso all'improvviso dal portone della casa accanto alla sua. La porta è socchiusa come se avesse celato l'uomo fino a qualche istante prima. Teresa filava tranquillamente con il fuso sull'uscio di casa. Ignara del pericolo approfittava della giornata serena per stare sulla soglia di una casa dignitosa, costruita in solida pietra. Magari fantasticava sul proprio futuro o, molto più semplicemente, accompagnava il lavoro con un'Ave Maria in onore della Madonna del Monte ove certamente si recava tutte le volte che poteva  per una benedizione e un incontro con la Madonna tanto cara ai cesenati.
All'improvviso i suoi pensieri vengono squassati dall'infernale boato del fucile. Prima di rendersene conto cade a terra colpita alla testa. Il seguito possiamo solo ricostruirlo. l'attentatore magari rientra in casa, i vicini soccorrono Teresa. È grave, sanguina, è in pericolo di vita. Certamente ha perso conoscenza, la medicina fa quello che può, ma nel 1822 non può fare molto. I gendarmi indagano. Forse si trovano di fronte un innamorato respinto, un marito geloso, qualcuno che pensa così di vendicare chissà quale torto magari ricevuto dalla famiglia.
Le liti tra vicini ci sono sempre state. Qui si tratta di due vicini benestanti. Le case sono decorose, hanno solide porte e inferriate alle finestre. La casa di Teresa ha la porta aperta, lei lavora sulla porta. Non ha nulla da nascondere. L'uomo, che non ha nome, esce dall'ombra ed è destinato a restare nell'ombra.
Teresa non muore. Il suo improvviso movimento ha fatto si che la fucilata non la centrasse in pieno viso. Ricorda sensazioni che immediatamente precedono lo sparo. Le sembra di essere stata chiamata da una voce amica. Per questo si è improvvisamente girata scampando alla fucilata. Più forte dello sparo è stata quella voce amica che ha fatto eco alla sua Ave Maria è l'ha quasi costretta a girarsi. Mentre cadeva priva di sensi ha riconosciuto la statua familiare della Madonna del Monte con l'abito della festa. È stata lei a dirottare il piombo tanto quanto è bastato perché sopravvivesse all'attentato.
Teresa non si occupa né preoccupa dell'attentatore. Semplicemente ringrazia la sua Madonna e affida la sua verità a questo modesto dipinto. Andrà ad arricchire la collezione del Santuario. È un'altra cronaca da leggere integrando il trafiletto che magari sarà stato riportato sul quotidiano locale. Arricchisce quanto sarà stato scritto sui verbali redatti dai gendarmi. E'  alternativo a tutte le chiacchiere che per mesi riempiranno le giornate dei vicini di casa.

lunedì 18 luglio 2011

Il Crocifisso di Giunta Pisano a Bologna




Grazie al contributo elargito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, che ha finanziato una campagna diagnostica che non era mai stata effettuata, è stato possibile vivere un'esperienza unica in Bologna: un tete-a-tete davvero ravvicinato con l'opera pittorica certamente più straordinaria che la città custodisce: il Crocifisso di Giunta Pisano nella chiesa di san Domenico.



So che altri potrebbero ricordare Cimabue ai Servi e gli indiscussi più recenti capolavori della generazione di Vitale o gli altri, nuovissimi, legati alla stagione dei Carracci. Niente credo possa però competere con la forza che promana quest'uomo in croce, comneno quasi per eleganza, eppure del tutto occidentale, vivo e vibrante, perfetto in ogni minuzia, straordinario nei decori marginali che dovevano renderlo cangiante nella luce come una coeva oreficeria sacra. Oggi tutto offuscato così che questi valori di luce, dati dall'amalgamarsi di foglia d'oro, argento, stupende e trasparenti lacche stese su fondi metallici non possono che essere evocate dalla parola dal momento che la superficie dipinta è alterata dal tempo e mostra ancora la sua grandezza, ma non lo splendore della giovinezza perduta. Oggi possiamo ancora osservare nella sua pienezza la straordinaria maturità del dipinto, fermato in uno spazio eterno dopo aver ceduto al Tempo la sua prima luminosissima pelle.



Attraverso le radiografie che sono state fatte, le altre complesse e modernissime indagini sui pigmenti, abbiamo carpito qualche altro segreto all'opera di cui si darà conto nelle sedi opportune, ma l'esperienza di un incontro unico e difficilmente ripetibile mi ha spinto a condividere l'emozione provata con quanti leggeranno questo post. Siete tutti invitati - e io sarò la guida -  a vedere questo capolavoro. Lo osserveremo assieme per provare sensazioni nuove  davanti ad un'opera che certamente stava alla pari con il Cimabue in Santa Croce. Forse possedeva una forza ancora maggiore per il legame con quel mondo così affascinante e celato che è la Bisanzio del XII secolo.  

domenica 17 luglio 2011

Il rilievo tattile della Madonna di Guadalupe. Un'immagine da toccare


rilievo tattile, il volto
volto della Vergine
Sulla controfacciata del grande santuario mariano di Città del Messico, accanto ai confessionali, è posta un'immagine a rilievo della Madonna di Guadalupe. Accanto all'immagine una descrizione in braille per guidare il non vedente nell'esplorazione del celebre dipinto.

Ho presentato a Città del Messico, presso il Museo san Carlos, il progetto "Integrazione delle disabilità attraverso la Cultura". Ho mostrato in quell'occasione un rilievo tattile che accompagnava la celebre "Madonna della Pera" di Paolo Veneziano. Il Sig. Giorgio Pulido, presidente dei ciechi del Messico, dopo aver apprezzato il rilievo ha espresso il desiderio di poter toccare la "mia" Madonna di Guadalupe.

È iniziata così anche la mia personale esplorazione della Madonna di Guadalupe tra esigenze della storia dell'arte, dell'iconografia e della devozione di un intero popolo preminente e significativa su ogni altro aspetto culturale.

Il rilievo tattile dell'immagine della Madonna di Guadalupe è stato realizzato al computer partendo da una scansione dell'immagine fotografica del dipinto. Il computer ha elaborato un primo schema distinguendo i vari livelli (dopo che l'operatore ha dato indicazioni sul livello di fondo e quello di primo piano) e lavorandoli separatamente. L'operatore è intervenuto per correggere eventuali errori di livello (ad esempio stabilire che il mantello è più avanti della veste e così via) e il programma ha elaborato l'immagine garantendo l'esattezza delle proporzioni e del posizionamento dei decori. Elementi del tutto rilevanti in un'immagine altamente simbolica ove la posizione di un fiore o delle stelle del manto assumono particolari valenze.

Chi toccherà il rilievo, oltre a percepire il profilo e la posizione della Vergine potrà anche cogliere il messaggio mariano affidato non solo al volto e alle mani, ma ai tanti decori sulla veste, oggetto di specifici studi.

Quest'opera consentirà al non vedente di memorizzare il profilo e la posizione dell'immagine. Superata questa prima lettura, sarà poi possibile trovare quei simboli che fanno dell'opera un autentico manifesto della religiosità cristiana. Questo secondo livello di conoscenza non è destinato ai soli non vedenti. Tutti potranno meglio vedere e toccare il messaggio teologico che l'immagine custodisce e che più volte è stato reso accessibile dalla stessa Basilica di Guadalupe attraverso internet e le lunghe didascalie che fiancheggiano delle immagini a stampa della Madonna.
Adesso quei segni sono ulteriormente elaborati dal rilievo tattile e, tra i tanti, vorrei evidenziarne almeno due.

L'ovale al collo della Vergine, una pietra che porta incisa una croce. Un ovale identico a quello di giada delle statue degli Dei portavano sul petto, simbolo della loro stessa vita, circoscritto da una linea nera con in mezzo una croce nera. La croce diventerà un elemento di unione tra le due culture. Quella che per gli ispanici poteva essere solo una spilla inusuale al collo della Madonna, per gli indigeni era un segno di riconoscimento immediato della loro divinità che si era infine rivelata.

Altrettanto interessante il fiore a quattro petali posto sul grembo della Vergine. Per le culture indigene questo fiore all'altezza del ventre ha vari significati ed è anche la dimora di Dio (Padre e Madre) a significare, probabilmente, che la Vergine portava dentro di sé la nascita di Cristo.

Dato il particolare valore simbolico di questo fiore, sul rilievo è stato evidenziato da un diverso spessore in modo da renderlo facilmente riconoscibile al tatto.

Sulla veste sono stai riportati tutti i fiori badando alla loro posizione, identica all'originale, così come le stelle del mantello. Nei fiori, nell'armonia del creato, gli indigeni avevano modo di accostarsi al loro Dio, inconoscibile, ma in qualche modo potevano sentire attraverso i fiori e il canto.

Al di là di ogni simbologia e significati nascosti, mi auguro che il rilievo tattile che oggi è posto all'interno del santuario mariano più visitato al mondo possa rappresentare un momento di conoscenza per tutti i cristiani che si recano al Santuario e non solo per i non vedenti.

Spero di essere riuscito a tradurre nel rilievo la cordiale umana bellezza di questa giovane donna che ha parlato ad un uomo, ma che sembra soprattutto in ascolto di ogni persona.



www.noteartistiche.it/guadalupe/

mercoledì 13 luglio 2011

Museo Arcivescovile di Ravenna

Una sede di assoluto prestigio architettonico. Nel percorso espositivo è compresa l'antica cappella dei vescovi di Ravenna (494 - 519) con i suoi rilevanti mosaici del VI secolo. Allo stesso secolo appartiene l'altro indiscusso capolavoro del Museo Arcivescovile: la Cattedra eburnea del vescovo Massimiano. Si tratta del più prezioso monumento d'intaglio in avorio del mondo antico che è custodito all'interno di una teca climatizzata. Oggetto preziosissimo e altrettanto delicato probabilmente è l'opera che identifica il Museo.
L'odierno percorso museale punta su una riscoperta dei valori cristiani - che qui davvero arrivano alle radici della moderna Europa - a cominciare dai pannelli introduttivi.
Al primo piano del museo - nelle cui sale sono ospitate oreficerie, dipinti, arredi sacri e i mosaici provenienti dall'antica Cattedrale - il percorso di visita è introdotto da pannelli che provano a suggerire la via maestra che vuole guidare il visitatore: la riscoperta dei valori cristiani  celati in ognuno dei manufatti presenti nelle sale.

Il museo presenta un  percorso che punta all'Integrazione delle disabilità attraverso la Cultura. Un ambizioso e innovativo progetto culturale che si propone l'accessibilità della Cultura superando quelle barriere, soprattutto comportamentali, che di fatto impediscono l'accesso in un museo ad una persona priva di vista o dell'udito e, più banalmente, alle tante persone con le quali lo studioso, il titolare di un museo, non riesce a intavolare un proficuo scambio culturale.

Ogni pannello di sala è sovrascritto anche in braille. Dunque è "tri-lingue": Italiano, Inglese e Braille. Completa questo percorso un rilevo tattile della Madonna Orante, celebre mosaico del 1112, proveniente dall'Antica Cattedrale. Il rilievo consentirà di percorrere con il tatto i volumi dell'opera e la postura della Vergine. Un pannello "tri-lingue" aiuta il non vedente a percorrere i volumi dell'opera. Accanto al rilievo un frammento di mosaico per consentire a tutti di percepire anche la "materia" con cui è realizzata l'opera.


http://www.noteartistiche.it/ravenna_museo.html

Argenteria sacra

Riscopriamo l'importante patrimonio di argenteria sacra chiuso negli armadi delle nostre chiese. Capolavori d'arte pensati per celebrare il culto cattolico conservano ancora tutto il loro fascino purché impariamo a guardarli non singolarmente, ma quali elementi di un rito al cui interno occupano uno spazio che interagisce con le persone, il canto, gli abiti liturgici la Festa. Oggi oggetto ha un suo ruolo la cui riscoperta è fondamentale per cogliere la "bellezza" autentica dell'opera che non è solo estetica o stilistica.

Note Artistiche

In quasi trent'anni di attività nell'ambito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ho cumulato qualche esperienza lavorativa e portato avanti piccole ricerche che non sempre ho avuto modo di discutere con i dotti e i sapienti di questo piccolo mondo antico.
Per altro, confrontandomi con molte realtà periferiche, ho avuto modo di osservare piccoli capolavori che sembrano non interessare nessuno eppure identificano un luogo, rendono unica e irripetibile questa nostra straordinaria Nazione.
Il confronto con i non addetti ai lavori mi ha permesso di approfondire taluni aspetti di nessun interesse accademico, ma non per questo meno significativi.
In un momento in cui anche la politica sembra tirare definitivamente i remi in barca abbandonando a se stesse queste straordinarie comunità locali, ho pensato di contribuire, dal mio piccolo osservatorio, alla riscoperta di una realtà culturale che non interessa i Palazzi, ma rende uniche le nostre periferie.
Ho lavorato con cittadini semplicemente legati alla loro terra; disposti a pagare di tasca propria il restauro della loro Chiesa e del loro dipinto. Perché non dare spazio a questa realtà che non sarà mai ospitata sulle blasonate riviste di settore, ma la cui valorizzazione testimonia la civiltà di un popolo e spesso - vista la provenienza delle opere - della civiltà cristiana?
L'area d'intervento è soprattutto la Romagna, ma non in maniera esclusiva né le indagini sono sempre marginali alla storia dell'arte. Sempre però ciò che rende unici questi capolavori è il rapporto vitale tra oggetti e persone. Niente a che vedere con le asettiche pareti di una rinomata Pinacoteca ove i dipinti sono esposti uno accanto all'altro come in un bel cimitero monumentale. Qui ogni frammento di civiltà, bello e brutto che sia, gode di un suo spazio individuale, gelosamente custodito dagli abitanti del quartiere. È ed questo rapporto che rende l'opera affascinate e insostituibile al di là degli interessi della nobiltà storico artistica chiamata a selezionare e distinguere i capolavori, scartando il materiale avanzato.
E se bisogna far fruire questo Patrimonio occorre anche lavorare pere renderlo comprensibile al maggior numero di persone possibile. Il dipinto posto sull'altare della piccola Chiesa ai margini della curata foresta casentinese ha trasmesso valori, ancora portanti, alle persone del luogo. Ha parlato ai boscaioli, ai pastori, ai contadini e al viandante. Perché non continuare questo dialogo approntando per essi delle schede didattiche da porre accanto all'opera? E perché escludere da questa "realtà" persone che, se coinvolte, possono fruire di questo patrimonio dal quale restano spesso separate?