Una recente manutenzione sulla venerata Icona della Madonna di San Luca che dal Monte della Guardia veglia sulla città di Bologna, ha permesso di osservare l’Icona anche per la sua bellezza. Il tema della “Madre di Dio” che indica il Cristo quale via da seguire appare inverato dalla matura espressività della Vergine che avvolge con la sua affettività il Signore dell’Universo che è contenuto entro l’umanissimo amore della Madre. Valori filosofici declamati da una pittura estremamente matura che pone anche il problema della datazione del dipinto, almeno nella redazione in cui possiamo esaminarlo. Sarà un tema che affronterò in altra occasione. Qui vorrei comunicare le sensazioni provate accanto a questa immagine finalmente libera dai suoi preziosi paludamenti che si offriva nella sua straordinaria umanità. Mi è sembrato di rivivere il mistero dell’Incarnazione e ho potuto vederlo da una particolare angolazione: attraverso gli occhi della Madre. Il Cristo solenne, adulto e dallo sguardo maturo e imperioso, guarda lontano, è soprattutto maestoso e regale. Con lo sguardo volto verso l’infinito, governa attraverso la legge che regge saldamente nella mano sinistra. Benedice maestosamente, secondo giustizia (la legge). Tanta smisurata potenza, terribile nella sua grandezza, è circoscritta dall’amore della Madre che racchiude così grande vigore tra le sue braccia, avvolgendo colui che è più grande di Tutto, resosi per sua scelta, simile a noi. E lo sguardo è attratto verso colei che indica la via e la rende percorribile e familiare. Quasi un trattato teologico colto attraverso il gesto delle mani e umanizzato e reso in lingua corrente – lingua corrente per tutti i secoli attraverso i quali ha reso noto il suo messaggio – dallo sguardo. I gesti sono quelli dell’Odigitria, lo sguardo è quello di una Madre che ha per figli ognuno di noi e con ognuno prova a ad essere mamma.
E così, dopo una intensa settimana, è stato con nostalgia che ho assistito all’arrivo delle persone preposte a riporre l’Icona nella sua custodia. Li ho sentiti arrivare prima di vederli. Annunciati dal risuonare dei passi nel lungo corridoio che immette nell’aula di Santa Clelia adibita a laboratorio di restauro. Il silenzio che aveva reso proficuo quest’ultimo incontro con l’Icona è interrotto da quanti con solerzia e rispettando i loro ruoli si accingono a rivestire dei suoi addobbi la sacra immagine. Osservo in disparte lo svolgimento di tutta la procedura canonica. L’icona viene riposta nella sua custodia. Attraverso le asole intagliate nella lamina si fa scorrere un nastro rosso. Si scalda la ceralacca in un cucchiaio. Si versa sul nastro. Il cerimoniere imprime nella cera il sigillo del Cardinale. È fatta. Nostra Donna del Monte de la Guardia viene ristretta e s'appresta, un po' regina e un po' prigioniera, a ricomparire in Chiesa, sul suo preziosissimo trono … ma pur sempre angusto per cotanta smisurata e amabile onnipotenza.
Deve essere davvero un'emozione guardare, anzi contemplare da vicino un'immagine che non è possibile giudicare e osservare solo con i criteri dello storico dell'arte.Deve essere stato un incontro bellissimo e sicuramente ti porterà tutto il bene di cui hai bisogno.Un abbraccio forte
RispondiEliminagrazie. E' proprio così!
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